Un tempo Pier Paolo Pasolini ha raccontato la storia di ragazzi della periferia di Roma. Era la fine degli anni ’50 e la povertà sfornava ragazzi violenti, costretti a rubare o a svendersi per qualche spicciolo. Dalle testate giornalistiche dei giorni scorsi è emersa una realtà non troppo lontana da quella descritta da Pasolini. Le chiamano Baby Gang, ma chi è l’artefice di tutto questo?

La cronaca

baby gang
Le baby gang invadono la cronaca (http://www.gildavenezia.it)

Negli ultimi giorni, specie nella stupenda città di Napoli, sono avvenuti atti assai terrificanti: giovani, tutti minorenni, che attaccano in branco delle povere vittime innocenti. Atti violenti e furti messi in atto con l’ingenuità e la spavalderia della loro età, fregandosene della legalità e di chi la rappresenta (basti vedere uno degli ultimi casi in cui i componenti di una baby gang hanno accerchiato una camionetta dell’esercito).

Atti che spaventano, non solo per la violenza con cui vengono effettuata, ma anche per la giovane età di chi si sta sporcando le mani! In questo caso si sta andando ben oltre il mero bullismo, qui si tratta di vera criminalità. Negli ultimi tempi c’è stato un passaggio che noi adulti ci siamo persi: bambini che stanno giocando a fare la guerra con armi vere. Dal solo ambito scolastico, questo fenomeno si sta espandendo a macchia d’olio per le città e sta diventando incontrollabile.

Baby Gang: cos’è?

La baby gang nasce come un fenomeno di microcriminalità organizzata che si diffonde in modo particolare nelle aree urbane periferiche delle grandi città. Le baby gang sono il frutto di gruppi di giovani minori che assumono condotte devianti di stampo prettamente violento nei confronti di terzi. Non sempre però, indicando un gruppo di giovani deviati, si può parlare di baby gang!

Per essere considerato tale, un gruppo di minori deve avere delle caratteristiche ben precise. Innanzitutto, una baby gang ha una struttura piramidale: in testa al gruppo ci sarà un leader a capo di una vera e propria gerarchia. Detta struttura, permette un totale controllo territoriale ed una stabilità e crescita protratta nel tempo. Ciò accade grazie alla forte coesione che viene via via creandosi all’interno del gruppo, grazie al forte senso di appartenenza al gruppo, alla sentita rivalità tra bande e alle condotte estremamente delinquenziali.

All’interno di una gang esistono regole e norme che fungono da collante per il gruppo: chi non segue le regole viene escluso. Il ragazzo, anche se partendo dalla base della struttura piramidale della banda, sa che con il tempo e con il comportamento giusto potrà crescere di livello ed importanza. Questo fattore aumenta lo stato di sicurezza ed autostima nel soggetto, ed inoltre lo porta a compiere atti sempre più estremi per mettersi in mostra.

La Baby Gang osservata secondo l’aspetto psicologico

Baby gang
Baby gang (http://notizie.tiscali.it)

L’adolescenza, si sa, è un momento assai delicato e particolare della vita di un ragazzo, in cui se non si predispone delle corrette basi educative e solidi punti di riferimento si potrebbe incorrere in gravi situazioni. Solitamente i componenti di una baby gang appartengono a contesti sociali (famiglia, scuola ed ambiente) che portano i minori a crescere senza un esempio educativo corretto e soprattutto senza gli affetti di cui un bambino e poi ragazzo necessita. In sostanza, non sempre il contesto “povero” ed emarginale è causa di aggregazioni violente come le baby gang. La mancanza di solide figure di riferimento, che siano genitoriali o comunque educative, portano il ragazzo a smarrirsi.

A volte però, gli scopi di tale aggregazione sono prettamente economici. Spesso, i soggetti si aggregano andando a creare una baby gang poiché la identificano come fonte per le risorse economiche e di status. Attraverso gli atti violenti, infatti, accresce l’autostima del ragazzo e al contempo ne ricava un guadagno economico. Tale fenomeno a scopo economico è causa di un’immagine talmente materia creata da noi adulti in riferimento della società e del singolo. Si tratta di un’educazione improntata all’avere e non all’essere. Ideale, questo, che porta all’autodistruzione del singolo organizzando la propria vita non per perseguire una propria crescita personale, ma per poter avere tutto quello che si desidera a livello materiale. Da questo concetto nasce l’idea di trovare un escamotage per poter avere il cellulare di ultima generazione o l’abbigliamento firmato.



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In volo sulle ali della mia fantasia! Così mi descrivo sin da quando sono una bambina, perché così è come mi sento: sono curiosa e adoro farmi stupire continuamente da ciò che mi circonda, amo la natura, le sfide, la creatività. Tutto questo mi ha permesso di diventare la persona che oggi sono e fare il lavoro dei miei sogni: l’educatrice! Non si deve mai aver paura di mettersi in gioco!!!