Quando l’adolescenza finisce arriva la sindrome del nido vuoto

C’è un momento preciso in cui l’adolescenza finisce? E’ difficile dirlo. Con il raggiungimento della maggiore età, l’adolescente si prepara ad affrontare importanti cambiamenti, come il superamento dell’esame di maturità, il conseguimento della patente di guida, l’iscrizione alle liste elettorali e a quelle nel centro per l’impiego. A questo punto l’adolescenza giunge al termine. Ciò significa che vostro figlio è adulto e quindi pronto ad accaparrare ogni diritto ma anche ad assolvere ogni dovere. Ma è proprio così?

Quando l’adolescenza finisce arriva la sindrome del nido vuoto

In realtà, nonostante tutte queste importanti realizzazioni non sembra sia cambiato granché! L’adolescente, ormai adulto, ma soltanto anagraficamente, continua a stare comodamente a casa, senza preoccuparsi del suo futuro. Non ne ha alcuna intenzione. Perché dovrebbe farlo? In effetti ha una macchina, una fidanzata, va in vacanza con chi vuole e dove vuole, e soprattutto si concede tutta la libertà che vuole. Per quale motivo dovrebbe avventurarsi nel mondo esterno se con noi genitori sta così bene? Se ad ogni cosa ci pensano mamma e papà non è male restare ancora un po’ adolescenti!

Quando l'adolescenza finisce arriva la sindrome del nido vuoto
Si chiama sindrome del nido vuoto ed è quel malessere che subentra nei genitori quando i figli lasciano “il nido”. (http://www.donnaclick.it)

Bamboccioni si diventa. La sindrome del nido vuoto

Se i nostri ragazzi non avvertono nessuna necessità di realizzarsi al di fuori della famiglia, ci siamo chiesti il perché? E’ dovere di ogni buon genitore prendersi cura del proprio figlio, ma proteggerli e nutrirli come fossero ancora bambini potrebbe avvicinarli alla cerchia dei cosiddetti figli bamboccioni. Purtroppo la paura e la sofferenza di noi genitori al solo pensiero del distacco dei propri figli non facilita la loro autostima. Ed ecco che per noi genitori si presenta la cosiddetta sindrome del nido vuoto.

Per noi genitori, abituati ed indaffarati nell’accudimento e negli insegnamenti pratici dalla nascita e anno dopo anno, potrebbe essere fonte di preoccupazione il solo pensiero che, da un momento all’altro, i nostri ruoli subissero un improvviso crollo. Abituati a certi ritmi, ai conflitti più o meno importanti, agli abbracci, potremmo avvertire un senso di abbandono e la paura di non essere più amati da loro si farà largo nella nostra mente.

Per evitare ciò, basta offrire loro tutte le possibili attenzioni, così si mettono comodi ed il gioco è fatto: tutti stanno bene e nessuno soffre. Questo gioco però è decisamente serio e può costare molto caro.

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Come possiamo aiutare nostro figlio (e noi stessi) ad abbandonare l’adolescenza?

Non esiste un giorno ben preciso in cui ci si saluta. Per questo è importante sempre comunicare con il proprio figlio per esprimere i propri sentimenti, che siano di preoccupazione o di gioia non conta. L’importante è far capire che il momento del distacco è difficile per tutti, ma non per questo si deve tirare il freno a mano. Nel caso vostro figlio scegliesse di allontanarsi da casa per la scelta di una particolare facoltà universitaria o per l’inizio di un lavoro mostratevi sempre fieri ed orgogliosi delle sue scelte di autonomia finalizzate alla sua realizzazione.

 



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Tiziana Passalacqua
33 anni e mamma di tre splendidi figli. Innamorata della mia famiglia e, molto spesso, più bambina io di loro! Adoro il mio lavoro che, oltre a regalarmi soddisfazioni, rappresenta il mio momento di svago durante le giornate super indaffarate!