Allattare in gravidanza: si può?
Come già anticipato nel nostro precedente articolo, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sostiene che l’allattamento al seno “è un modo incomparabile per garantire il nutrimento ideale per la crescita sana e lo sviluppo dei lattanti”. Favorevole all’allattamento prolungato, l’OMS sostiene anche che l’allattamento al seno dovrebbe essere proseguito, completato con altri alimenti, per due anni e oltre, secondo i desideri di mamma e bambino.
Accade spesso, dunque, che mentre un cucciolo viene allattato, ne arriva un altro. Ci chiediamo, quindi, se è possibile allattare in gravidanza. Scopriamolo insieme.
Potrebbe accadere che un medico, o un operatore sanitario consigli di sospendere l’allattamento. O, in altri casi, di procedere con uno svezzamento rapido. Ma niente di tutto questo è indispensabile. Infatti, non risulta esistere alcun rischio, né per la mamma, né per il bambino, proseguire l‘allattamento durante la gravidanza.
Le caratteristiche del latte subiscono variazioni nell’arco dei nove mesi, ma le proprietà nutrizionali restano invariate. Durante i primi mesi di gravidanza, infatti, a causa dell’aumento di contenuto in proteine e sodio, e della diminuzione di glucosio, lattosio e potassio, il latte può cambiare sapore, diventando un po’ più salato.
Intorno al quarto mese, la quantità del latte si riduce. Verso il termine della gravidanza si trasforma in colostro, che sarà il cibo della nuova creatura nei suoi primi giorni di vita.
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Diversi studi confermano che non vi sono differenze di peso e benessere tra neonati le cui madri avevano allattato per tutta la gravidanza e neonati le cui madri avevano sospeso l’allattamento alcuni mesi prima del concepimento.
Infatti, se la dieta durante la gravidanza è sana ed equilibrata, non verrà a mancare né al feto, né alla mamma nessuno dei nutrienti necessari per il loro benessere.
Spesso l’allattamento in gravidanza è associato alla possibilità di favorire contrazioni uterine, causa di minacce d’aborto o di parto prematuro. In realtà, il meccanismo che si innesca durante un poppata, che provoca il rilascio di ossitocina, è lo stesso che si crea durante un rapporto sessuale, il quale non è assolutamente vietato.
L’ossitocina è la sostanza chiave nel meccanismo del travaglio di parto. Ma, per esercitare la sua azione, deve legarsi a specifiche proteine, i ricettori. Essi sono più numerosi e attivi solo al termine della gravidanza per favorire il parto. Per questo motivo, quindi, non ci sono rischi di contrazione uterina di intensità, durata e frequenza tali da compromettere l’andamento di una gravidanza.
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