Le foto di bambini sui social sono tenerissime: ritratti di facce e momenti dolci e simpatici. Le immagini di bambini che pubblicano i genitori sono meravigliose, ritraggono il simbolo del loro orgoglio, i loro ricordi. Pubblicare queste foto, però, potrebbe rivelarsi pericoloso per adulti e bambini.
Prima di fotografare una persona adulta, solitamente, gli si chiede il permesso, per educazione, ma anche perché si sta ritraendo il suo volto, il suo corpo, il suo “essere”. Ma quando fotografate un bambino, compresi i vostri figli, chiedete loro l’autorizzazione? Quando si fotografa un bambino si sta ritraendo la sua immagine.
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Nel caso in cui questo bambino abbia superato il primo anno di vita, inizia a prendere coscienza della sua persona. Ritrarlo inaspettatamente o facendolo mettere in posa senza spiegargli cosa si sta facendo, potrebbe confonderlo. Perderebbe il “senso di possesso della sua persona”. Ognuno di noi è possessore della propria immagine, sappiamo che ci appartiene, perché siamo cresciuti educati al rispetto per se stessi. Non chiedere il permesso ad un bambino di usare il suo corpo come protagonista di una foto, gli farebbe perdere il controllo sulla propria persona. Spiegando e chiedendo l’autorizzazione il bambino comprende cosa si sta facendo sentendosi responsabile per se stesso.
Lo scorso anno, il quotidiano francese “Le Figarò” ha dedicato un articolo ai genitori social, ed ai rischi che avrebbero corso non chiedendo ai rispettivi figli il consenso alla pubblicazione delle loro immagini. Infatti, anche i minori hanno diritto di parola sul proprio corpo e sull’uso della loro immagine. Di conseguenza, nel caso in cui un genitore pubblichi una foto che ritrae il figlio, senza prima averlo consultato, il bambino, o chi per lui, può intentare una causa verso chi ha compiuto tale atto. E questo non vale solo per la Francia, ma anche in Italia. Come si evince dall’Art. 23 del testo unico: “Il trattamento di dati personali da parte di privati o di enti pubblici economici è ammesso solo con il consenso espresso dell’interessato.”
C’è, però, qualcosa che per un genitore potrebbe rivelarsi peggiore di una causa intentata dal proprio figlio: l’uso delle immagini di bambini per scopi deplorevoli. Le immagini condivise sui social network, per quanto possano essere protette attraverso le leggi sulla privacy, sono comunque utilizzabili da chiunque. Come sottolineato da Antonio Sora (Garante della privacy) durante la relazione annuale al Parlamento: le immagini di bambini postate, innocentemente sui social dai genitori, diventano involontariamente fonti da cui attingere per i gestori dei siti pedopornografici. Sora, ha inoltre dimostrato come negli ultimi anni la pedopornografica abbia aumentato il giro di immagini utilizzate sfruttando, appunto, i social network.
Per questo motivo, care mamme e cari papà, vi consigliamo vivamente di non condividere on line le immagini dei vostri figli, proprio perché simboli del vostro orgoglio più grande cerchiamo di proteggerli!
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