A volte i nostri figli compiono azioni “sbagliate” che ci fanno scattare sull’attenti assumendo atteggiamenti estremamente esagerati. Ma lo sapevate che se urlate rischiate di creare danni cerebrali ai vostri figli?
Dietro alle urla di mamma e papà si cela uno stato di “malessere” psicofisico dato dallo stress. Urlare, infatti, significa che non si ha più il controllo di se stessi e della situazione. Si iniziano a provare emozioni incontrollate non riuscendo ad affrontare le criticità del momento. I genitori, in particolar modo le mamme, infatti, vivono momenti altamente stressanti. A volte, però, questa situazione potrebbe sfuggire di mano e, alla prima malefatta del bambino, si potrebbe cadere nell’errore di sgridarlo alzando troppo il tono di voce.
Urlare costantemente al bambino per rimproverarlo, anche se con uno scopo “educativo”, incide fortemente sulla sua crescita. Gridare, infatti, influenza lo sviluppo psicologico e cognitivo del bambino. L’esperienza dell’urlo potrebbe innescare una duplice attitudine comportamentale. Di conseguenza, il bambino potrebbe assumere un comportamento iper-timido, poiché intimidito e spaventato dalle conseguenze traumatiche che ogni azione (corretta o sbagliata che sia) possa avere. Oppure, al contrario, in gesto di “difesa e reazione”, il bambino potrebbe sviluppare un atteggiamento aggressivo, simile a quello dell’adulto di riferimento.
Ogni esperienza vissuta, in particolar modo nei primi anni di vita, lascia segni alla struttura cerebrale: ogni evento lascia una “cicatrice”, che verrà ripresa quando ci si ritrova a vivere situazioni simili. Nel caso in cui si vada a creare una situazione umiliante per il bambino, si va ad incidere un segno molto più profondo di quello che lasciano le dimostrazioni d’affetto. Le urla, infatti, sono dei traumi e per questo immagazzinati come tali: il cervello, quindi, risponderà con una difesa più dura per proteggersi. Sta di fatto che è stato scientificamente provato , che bambini sottoposti a situazioni di stress di questo tipo col tempo hanno riscontrato disturbi dell’umore o della personalità.
Nel caso in cui un bambino faccia qualcosa di sbagliato, deve essere corretto, ma con le dovute maniere. Molto spesso il genitore, però, stressato dalle ripetute situazioni negative, urla al figlio per riprenderlo. In questi casi gridare non serve: il bambino non ascolta un genitore urla. Per placare gli animi bisogna andare a lavorare sulle emozioni e motivazioni. Una strategia potrebbe essere quella di comunicare al bambino il proprio malessere: “sono arrabbiata/o perché quello che fai mi fa stare male, devo allontanarmi per calmarmi”. A questo punto il bambino potrebbe sentirsi spiazzato dalla situazione. Consigliate anche a lui di calmarsi un po’ come fate voi, perché si è agitato e non va bene.
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Un’altro modo per comunicare con i propri figli, cercando di calmare il loro stato di agitazione, è abbassarsi al loro livello potendoli così guardare negli occhi e chiedere loro cosa li disturba, quale sia il problema: a volte i loro comportamenti sono causati da un malessere che noi grandi non comprendiamo, e loro possono tranquillamente spiegarlo, ma solo se gli viene richiesto.
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