Negli anni 2000 c’è stato un notevole calo del sentimento empatico: gli studenti di questo secolo hanno il 50% in meno di capacità empatica. Questo dato è altamente sconfortante: senza empatia non può esserci un futuro per i nostri figli.
L’empatia è la “capacità di mettersi nei panni dell’altro”, calarsi nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona. In poche parole essere empatici significa essere tristi o felici se, anche, chi abbiamo davanti prova questi sentimenti. L’essere empatici è un’abilità principale per comprendere l’altro e le sue ragioni, alla base delle sue decisioni e dei comportamenti. Saper essere soggetti empatici è un fattore importante nella relazione di ogni tipo: dai rapporti amicali a quelli lavorativi. L’empatia è la chiave per la costruzione dei legami rafforzandoli. L’empatia deriva da 2 capacità diverse: cognitiva-relazionale e cioè saper analizzare le sensazioni ed i comportamenti dell’altra persona; oppure esperienziale-emotiva, capacità più intrinseca, la relazione all’altro con un’altra emozione. Questa capacità va trasmessa ed allenata.
Alla base dell’empatia c’è anche un sistema più scientifico: i neuroni a specchio, così chiamati perché servono proprio a rimandare l’immagine dell’altro, oppure ricevere la propria. Essi, infatti, si attivano quando si compie una qualsiasi azione o si assiste all’azione dell’altro. Tra gli anni ’80 e ’90 dei ricercatori dell’Università di Parma guidati da Giacomo Rizzolatti fecero uno studio sulla corteccia premotoria di un macaco attraverso l’uso di elettrodi, durante un esperimento nel cervello della scimmia, si attivarono alcuni neuroni in un’area che credevano funzionasse solo per funzioni motorie. I ricercatori conclusero che questi neuroni si attivano sia quando si compiono alcune azioni, ma anche quando si vede un’altro compierle. Questo significa che i neuroni a specchio si comportano come dei mediatori per comprendere il comportamento dell’altro.
Si può veramente educare all’empatia? Come si può insegnare a dei bambini come usare dei neuroni così particolari? In alcune scuole del Nord Europa è prevista didatticamente la “Klassen Tid”, cioè l'”Ora della Classe”. Questa è un momento dedicato all’ascolto e ai problemi dell’altro. Infatti, in questo tempo i bambini dovranno ascoltarsi e raccontarsi l’un l’altro,. I bambini, in quest’ora, hanno la possibilità di parlare di ciò che da soli non riuscirebbero a superare (emozioni, o situazioni difficili). E’ quindi un’ora di condivisione che va a stimolare la solidarietà. Anche Italia, soprattutto nelle scuole della prima infanzia, esiste un momento dedicato al dialogo ed al confronto: il “Circle Time”. L’ora del cerchio è un’ora dedicata all’empatia, attraverso la quale i bambini iniziano a conoscere l’un l’altro, e possono condividere i loro sentimenti.
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Queste ore, all’interno di un percorso scolastico, sono fondamentali: è proprio a scuola che si impara la condivisione, è in questo spazio protetto che il bambino inizia a confrontarsi con l’altro. La scuola, infatti è uno spazio di incontro in cui apprendere la propria identità e dignità.
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