Vi è mai capitato di restare a bocca aperta difronte ad una scenata esagerata di vostro figlio? Un momento di completa esplosione, capricci senza senso come delle crisi isteriche: perché? Cosa sta succedendo al bambino? Gli inglesi utilizzano un termine di origine latina per definire questi comportamenti Temper Tantrum: vediamo di cosa si tratta.
Alcune reazioni dei nostri bambini potrebbero risultare ai nostri occhi incomprensibili ed inspiegabili. Perché a volte reagiscono in modi tanto esagerati? Il primo dettaglio da tener conto è sicuramente la fase di sviluppo in cui si trova il bambino. Infatti, queste crisi si presentano soprattutto in quella fascia di età tra i 3 ed i 5 anni. In questo periodo il bambino ancora non ha sviluppato completamente la parte emozionale del cervello. Per meglio dire, il bambino a questa età non ha ancora appreso quali siano le metodologie di controllo delle proprie emozioni.
Questi scatti d’ira sono stati identificate, nella letteratura anglosassone, con il termine di origine latina “Temper Tantrum”. Esso sta ad indicare, quindi, una sorta di loop emotivo, una sorta di circolo vizioso che nasce da un banale pretesto che poi fa scattare il bambino risucchiandolo in un vortice di emozioni. Questo stato conduce, il bambino a provare ulteriori emozioni dolorose, trasformando egli stesso nella vittima di tutta la situazione.
Data l’essenza emotiva della reazione, ogni tipo di intervento verrebbe tradotto dal bambino come un attacco. Per questo i “Temper Tantrum” sono le situazioni più complicate da gestire, poiché ogni gesto viene percepito dal bambino in modo amplificato. Durante questi scatti d’ira, infatti, il bambino tenta di recuperare lo stato di calma, ma non riuscendo aumenta il livello di stress, sentendosi quasi tradito dal suo stesso cervello.
Ovviamente, data la natura così profonda e personale della situazione, non c’è una regola per intervenire correttamente. Però, una reazione da parte del genitore che slitamente funziona, è l’azione inaspettata. Una forte e secca urlata, quasi a spaventare il bambino, distoglie l’attenzione di quest’ultimo sull’accaduto, facendolo tornare in sé, e quindi ad uno stato di calma. Oppure, un’altra soluzione è un sistema completamente opposto. Si tratta di riportare il bambino alla calma attraverso il respiro e il contatto. Praticamente, si tratta di respirare e parlare lentamente con lui, mantenendo il contatto fisico in modo da trasmettergli calma e sicurezza.
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