Dopo un nuovo caso di abusi e maltrattamenti di minori a scuola si torna a discutere di telecamere nelle scuole. Molte mamme e papà, giustamente, credono che installare una videosorveglianza possa essere un deterrente per evitare questi casi orribili. Ma gli esperti non sono proprio d’accordo: perché?
Da educatrice mi rifiuto assolutamente di giustificare chi commette tali orrori su dei poveri innocenti. Ma, sempre da educatrice so per certo quanto questo lavoro sia complicato. Il lavoro dell’insegnante o dell’educatore, non è lavoro semplice, ma spesso sottovalutato. Molte volte le istituzioni sono le prime a dimenticarsi di questo servizio alla società, lasciando personale e famiglie da sole.
Questa trascuratezza porta ad eventi tragici come quelli che spesso invadono la cronaca giornaliera. Prima di chiedersi come prendere il colpevole dobbiamo chiederci si arriva a tanto? Non ci sono giustificazioni, ma carenze! Non avere una preparazione all’altezza del compito, non essere affiancati da un esperto (come psicologo o pedagogista), non avere delle strutture o un’organizzazione ben strutturata. Tutte queste mancanze sono alla base delle disgrazie che hanno colpito quei poveri bambini. Gli insegnanti e gli educatori devono essere preparati ad ogni evenienza, le istituzioni devono mettere a disposizione delle scuole e degli asili, gli strumenti adatti. Le strutture devono prevedere una collaborazione circolare tra insegnanti, istituzioni e famiglia.
Stiamo parlando di bambini, non di merce rubata al supermercato. Bisogna fare ciclicamente dei sopralluoghi a sorpresa nelle scuole, allontanare il personale non qualificato o in burnout. Il personale che arriva a commettere tali gesti su piccoli bambini indifesi, sono soggetti che non ragionano e che non sono adatti a ricoprire tale ruolo. Per evitare che questo avvenga, bisogna creare un organico competente e collaborante, un team di professionisti che comprenda diverse figure a supporto l’una dell’altra. Solo garantendo un tale servizio si potranno scongiurare tali ignobili eventi.
Dati questi eventi, in molti sono stati i genitori che hanno riproposto l’idea delle telecamere a scuola e negli asili. Giustamente, si può pensare che questo sia il modo per impedire ad un insegnante o educatore di commettere reato. Ma occorre riflettere sull’impotenza delle immagini di raggiungere ogni angolo. In alcune zone più private degli istituti (come ad esempio nei bagni) la telecamera, per ovvie ragioni, non può essere messa. Questo comporta che se una persona malvagia volesse far del male a qualcuno, in queste zone lo farebbe indisturbata. Quindi la telecamera diventerebbe il suo alibi!
Noi adulti dobbiamo ricordare che c’è un dato molto importante che ormai ci stiamo lasciando sfuggire: il diritto alla privacy. Se una persona adulta e maggiorenne decide di mostrare ogni proprio particolare on line, o al pubblico, è liberissimo di farlo. Essere adulti e maggiorenni comporta, il più delle volte, l’essere in grado di decidere per se stessi. Ma essere bambini, significa anche non essere completamente in grado di assumersi tale responsabilità. Per questo motivo dobbiamo essere noi, genitori e tutori del minore, a decidere. Però, per poter scegliere dobbiamo conoscere perfettamente i pro e i contro delle proposte. Installare delle telecamere in un luogo quale la scuola, significa intromettersi nella libertà del bambino. In sostanza, sarebbe come intrufolarsi nel loro percorso di crescita. L’asilo nido, come tutti gli altri istituti scolastici, sono il mondo del bambino, non del genitore. E’ in questi luoghi protetti che lui deve avere la possibilità di sperimentare in totale sicurezza ed autonomia.
Inoltre, le telecamere possono essere facilmente hackerate! Molte persone, soprattutto chi va alla ricerca di immagini da rivendere a soggetti poco piacevoli, sono perfettamente in grado di entrare nel circuito di telecamere o webcam installate nei locali. Quale genitore vorrebbe che le immagini del proprio figlio vadano in mano a chi detiene un commercio ignobile come quello della pedo pornografia?
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