L’Italia è un paese bellissimo, dalle vaste scelte culturali e paesaggistiche, ma socialmente, purtroppo, siamo ancora troppo lontano dalla mentalità più aperta degli altri paesi Europei. Infatti, anche se prevista nella nostra stupenda Costituzione, la visione e concezione di pari opportunità a uomini e donne ancora non è stata sviluppata completamente. Per questo abbiamo bisogno di un progetto educativo ben definito e compreso: Educazione di Genere.
Gli Studi di Genere (Gender Studies) sono delle analisi ed approfondimenti di come le identità femminili e maschili si sono costituiti nel tempo, nella storia e nella cultura. Sebbene attraverso gli organi sessuali si definisca il sesso oggettivo (maschio o femmina) in modo naturale, ciò che si è realmente non lo si definisce in questo modo. L’essere donna o uomo non lo si stabilisce attraverso i propri organi sessuali, ma il genere diviene un carattere culturalmente determinato. Da secoli si è venuta a creare una sorta di gerarchia sessuale in divisione dei ruoli.
Il genere, infatti, in questi casi attribuisce culturalmente dei significati che permettono al singolo approcci differenti nella società. Ma dagli anni ’70 tale concezione sta mutando, il sesso non è più concezione esclusiva della biologia, ma si tratta di un concetto indefinibile. Sta di fatto che anche la genetica stessa non è assoluta, ma viene influenzata da fattori esterni: l’essere maschi o femmine non è un dato decifrabile esclusivamente dal DNA. Questi studi di genere, quindi hanno fatto emergere un’esigenza sociale. La società ha bisogno di un percorso educativo e rieducativo nei confronti di una concezione più realistica della suddivisione di Genere.
Nessuna istituzione può costringere una persona ad essere qualcosa che non è! Partendo da questo presupposto bisogna comunque sottolineare come un percorso educativo che parta dalla scuola, possa abbattere quelle barriere socioculturali che non permettono a questo nostro paese di evolversi e crescere come il resto dell’Europa. D’altro canto, la scuola non deve influenzare gli studenti, ma educarli verso una più approfondita conoscenza di se stessi, dei diritti della persona per poter raggiungere un livello ottimale di rispetto.
Educare al genere, alle pari opportunità, all’uguaglianza, alla conoscenza di cosa sono i diritti e doveri legali di un soggetto giuridico e civile, vuol dire ampliare la loro concezione dell’essere e del mondo. Significa porre le basi per una società e per degli adulti, sicuramente migliori di noi. Un progetto educativo con tali scopi, è fondamentale per disgregare quelle reti che conducono ad azioni violente come la discriminazione, il bullismo o le violenze a sfondo sessuale, ormai intraprese da soggetti sempre più giovani.
Fortunatamente negli ultimi anni le iniziative proposte dentro e fuori le scuole contro la discriminazione di genere sono molte. Purtroppo, però, non è sufficiente! Bisogna creare un progetto che coinvolga tutti sin dai primi mesi di vita. Un seme, per diventare un albero forte e robusto, va annaffiato dal primo giorno. Questo vale per le persone. Aiutare la costituzione di una società migliore, vuol dire andare a lavorare sin dai più piccoli. Ma per fare un buon lavoro prima di tutto dobbiamo essere noi adulti che dobbiamo cambiare la concezione di genere che abbiamo.
Un bambino piccolo apprendere dagli esempi che noi adulti diamo. Se una persona grande, parlando con un bambino, dice: “piangi come una femminuccia!” lascerà al bambino la visione debole della donna. Oppure, non permettere ad un bambino di giocare con le bambole perché sono da femmina o ad una bambina di appassionarsi alle moto perché è una cosa da maschio, sono atteggiamenti errati. Evitare di trasmettere dei preconcetti, ormai obsoleti, è il primo passo verso un percorso educativo forte e positivo. Bisogna iniziare subito a non relazionarsi all’altro a secondo del “sesso biologico”, maschi e femmine devono essere trattati allo stesso modo. Se un bambino è violento, non è giustificabile né se maschio né se femmina!
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