Oggigiorno, il primo pensiero degli adulti è annullare totalmente le situazioni di dolore dei bambini. Questa iper-protezione non aiuta a sviluppare la capacità di affrontare le problematiche. Bisogna educare i bambini alla resilienza.
Che cos’è la Resilienza?
La resilienza è un termine che scientificamente indica quei materiali che fronteggiano gli urti senza spezzarsi. In psicologia, invece, la resilienza è quella capacità che va educata ed alimentata, allenata, attraverso la quale affrontare efficacemente le difficoltà e gli eventi negativi che la vita ci pone sul nostro cammino. La resilienza accresce e muta in base alle esperienze, a ciò che si vive. Le capacità di resilienza sono sostanzialmente di 3 tipi:
- Cognitiva: usare le capacità simbolico-razionali
- Istintiva: (primi anni di vita) processi dominati da egocentrismo e onnipotenza
- Affettiva: sviluppo del senso di sé e della socializzazione
Educare i bambini alla resilienza
Educare un bambino alla resilienza, e quindi trasmettergli le capacità di affrontare le problematiche, è un percorso che lo aiuterà nel proprio cammino di crescita. Saper gestire situazioni e fattori stressanti, è fondamentale per la sopravvivenza e per una vita tranquilla. L’educazione alla resilienza parte dalla famiglia. Un genitore, solitamente tende a proteggere i propri figli da ogni sofferenza e trauma. Questa eccessiva protezione, spesso, non permette al bambino di affrontare e superare gli ostacoli che, indubbiamente, il percorso di crescita gli pone davanti. Educare un bambino verso lo sviluppo della capacità di far fronte alle problematicità non è cosa semplice. Dovrebbe essere un percorso che si avvia già nei primi mesi di vita. Il bambino dovrà imparare a confrontarsi con la realtà, perciò ci sono dei piccoli passi che si possono affrontare, per intraprendere l’educazione alla resilienza già all’interno della famiglia.
Passi per l’educazione alla resilienza
La socializzazione aiuta lo sviluppo della resilienza. Quindi si consiglia di creare situazioni di incontro con i coetanei. La socializzazione, infatti, non deve avvenire solo all’interno delle strutture scolastiche ma anche al di fuori. Nel caso in cui si creassero delle criticità (litigi tra i bambini) lasciamo che siano loro stessi a risolverle e a trovare la soluzione. Se un bimbo piccolo che cammina cade, non bisogna subito correre a rialzarlo: può, anzi, deve farlo da solo, come farebbe un adulto. Questo concedergli spazi di autonomia, rafforza la forza psichica del bambino. Quindi lasciate che i vostri figli provino a confrontarsi con i propri limi, ovviamente evitando situazioni pericolose, ma se volessero arrampicarsi su un albero lasciate che lo facciano, come aprire un barattolo o correre in un prato. Lasciare che un bambino faccia da solo, e risolva le problematiche in autonomia, serve anche al piccolo per scoprire le proprie capacità.
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Importante per la socializzazione, è anche la condivisione. Occorre spiegare al bambino che ciò che vi appartiene può essere condiviso. Insegnateli che è importante condividere il gioco, la merenda, i colori ecc. Altro punto focale del percorso verso l’apprendimento di questa capacità, sono le regole. Educare il bambino ad avere dei limiti, e a non pretendere, è fondamentale. Per ottenere qualcosa dobbiamo lavorare e “guadagnarcela”, questo vale anche per i bambini. Trasmettergli il significato del valore della conquista e delle cose che si ricevono è importante: non tutto è dovuto. Occorre insegnare ai bambini che non possono avere tutto, bisogna meritarsele le cose e non sempre vale questa regola, a volte non si riceve nulla. Importante in questo caso è il non concedere sempre tutto ciò che il bambino chiede.