Molto spesso sentiamo parlare della sindrome da burnout con riferimento all’ambito professionale (stress lavorativo), che può manifestarsi maggiormente nelle professioni che implicano un grande lavoro di relazione. In merito possiamo chiederci…ma quale lavoro richiede un forte impegno emotivo e grandi capacità nella relazione con l’altro se non quello genitoriale?
La sindrome da burnout colpisce anche i genitori
Quando i figli manifestano il loro disagio e le loro difficoltà con comportamenti problematici, non rispettando le regole e diventano il centro dell’attenzione genitoriale, cioè quando iniziano a rappresentare un problema che assume ogni giorno dimensioni più grandi, possono provocare quella che è considerata la sindrome da burn-out genitoriale.
La sindrome da burnout è la risposta individuale a una situazione avvertita come molto stressante, nella quale la persona non ha risorse e strategie comportamentali o cognitive adeguate per fronteggiarla. Queste manifestazioni possono insorgere all’interno del sistema familiare soprattutto nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
I cambiamenti degli adolescenti
L’aspetto che genera una forte condizione di stress è legato ai cambiamenti troppo improvvisi e veloci dei figli adolescenti che il genitore non è preparato a elaborare emotivamente perché a volte si trova ad affrontare una sorta di lutto del figlio idealizzato. Ciò non riguarda discussioni sporadiche e transitorie, ma comportamenti in sostanza quotidiani, ripetitivi e rilevanti.
In queste situazioni il genitore può arrivare a vivere uno stato permanente di allarme che provoca una smisurata attivazione fisiologica, come se vivesse in una continua condizione di pericolo che può produrre ansia, agitazione interna, disturbi del sonno e altri sintomi somatici. Alcune volte il genitore può persino perdere le speranze, manifestare difficoltà nel provare o nell’esprimere emozioni, avere il tono dell’umore modificato. I livelli di tolleranza nei confronti del figlio si abbassano, e si crede sempre meno in quello che dice e racconta. Questa situazione ovviamente genera un circolo improduttivo: il figlio si sente messo sotto pressione da parte del genitore, il quale non accetta più i suoi comportamenti e la pressione genitoriale genera nel figlio uno stato di maggiore oppositività nei suoi confronti.
I principali segnali di allarme a cui si deve prestare attenzione sono:
- sentirsi spettatori inermi davanti a comportamenti disapprovati e poco comprensibili dei figli;
- rimpiangere i momenti in cui era piccolo (maggiormente sensibile e sotto controllo)
- non sapere come intervenire;
- cercare risposte su internet, articoli e libri;
- sentire di non riuscire più a gestire la situazione e pensare di aver fallito nel ruolo genitoriale;
- sentirsi spesso tesi, nervosi, ansiosi e vere difficoltà a dormire;
- avere paura che possa succedere qualcosa in qualsiasi momento;
- rilevare un aumento delle discussioni familiari (sia con il figlio che con il patner);
- rilevare problemi nella coppia (accuse reciproche, scaricarsi le colpe)
- rilevare scarsa concentrazione lavorativa e diminuzione di coinvolgimento in attività sociali.
Il difficile rapporto genitori-figli
E’ chiaro che, come alcuni adolescenti vivono diversi disagi nell’affrontare questo periodo di vita, molti genitori incontrano grande difficoltà a sostenere il figlio nel percorso verso l’emancipazione, nel tentativo di capirsi, nel creare e mantenere un rapporto soddisfacente, un’alleanza costruttiva basata sulla differenza generazionale che riconosce una diversa responsabilità tra adulto e adolescente. Le trasformazioni cui vanno incontro i figli adolescenti coinvolgono e mettono in difficoltà i loro genitori poiché si trovano davanti a situazioni o a richieste che, oltre ad essere difficili da comprendere secondo la logica adulta, sono poco comprensibili pur facendo riferimento alla propria adolescenza. I figli, infatti, non solo sono diversi dai genitori, ma gli adolescenti di oggi sono diversi da quelli di un tempo ed entrare in rapporto con loro richiede la capacità di tollerare le ansie e le incertezze che accompagnano il tentativo di capire avvenimenti ai quali non è possibile dare una spiegazione già costruita. In questo scenario i genitori si trovano a dover cambiare il rapporto con il figlio, che dipende sempre meno da loro, che rivela desideri e progetti personali solitamente diversi da quelli che avevano immaginato per lui. L’evoluzione adolescenziale causa una modificazione della relazione e dei legami e per quanto genitori e figli sono legati da un rapporto emotivo intimo e profondo è comprensibile che, dato il processo di cambiamento che li coinvolge, il rapporto tra loro possa diventare problematico e in alcuni momenti anche molto conflittuale. La comunicazione, in questi casi, può diventare molto difficile, può essere distorta e nelle situazioni più complesse e drammatiche può interrompersi.
Come comportarsi in queste situazioni?
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Molte difficoltà dell’adolescente possono essere superate guidando i genitori verso adeguate forme d’intervento che accompagnano il figlio al superamento del disagio.
Uno degli interventi più efficaci per fronteggiare le problematiche presentate da adolescenti e giovani adulti quindi, è quello di aiutare i genitori a modificare le loro modalità relazionali con i figli, per indurli a cambiare le proprie realtà disfunzionali. Gli interventi di sostegno alla genitorialità sono efficaci da un lato per dotare i genitori di strumenti, dall’altro per sollevarli da vissuti di sensi di colpa e restituire loro l’importanza che rappresentano e la risorsa che possono essere per aiutare il figlio.