Taglio del cordone ombelicale, meglio subito dopo la nascita o ritardato?
Secondo uno studio dell’Università di Uppsala (Svezia), condotto in Nepal, è meglio ritardare il clampaggio in quanto riduce il rischio di anemia nel neonato. Infatti, la ricerca ha dimostrato che, dividendo 540 neonati in due gruppi in cui in uno il clampaggio è avvenuto entro 60 secondi dalla nascita e nell’altro è avvenuto dopo 3 minuti e oltre, in quest’ultimo si è riscontrato un livello di anemia inferiore nei bambini di 8 e 12 mesi.
Quindi, secondo gli studiosi, il taglio del cordone ombelicale eseguito oltre i 3 minuti dopo la nascita del bambino, rappresenta una misura di prevenzione efficace a ridurre l’anemia (la cui causa è il deficit di ferro) a vantaggio di una popolazione ad alto rischio, con costi ridotti e senza effetti collaterali.
Taglio del cordone ombelicale, anche in Italia è consigliato il clampaggio ritardato?
Sembrerebbe proprio che anche in Italia venga adottata la possibilità di clampaggio tardivo, da 1 a 3 minuti. Il chirurgo può sempre valutare questa possibilità, sia in caso di parto naturale ma anche di taglio cesareo e, a maggior ragione, se il bambino nasce pre-termine. Non è invece possibile applicare questa regola in caso di situazione di emergenza.
Se il chirurgo opta per il taglio ritardato del cordone, in attesa di tagliare viene praticato il cosiddetto “milking” (spremitura). Si fa quindi scorrere delicatamente con un dito per quattro-cinque volte sulla vena ombelicale per far defluire il sangue verso il bambino. Generalmente, chi sceglie il clampaggio tardivo, associa poi lo “skin to skin” (pelle a pelle). In questo modo, il neonato con il cordone ombelicale ancora attaccato viene disteso sulla pancia della mamma.
Il clampaggio tardivo ha anche dei contro?
Non vi sono controindicazioni di grande importanza rispetto ai benefici apportati da questa pratica. Infatti, l’unico inconveniente può essere la possibilità nei giorni successivi alla nascita di sviluppare ittero neonatale. Ma si tratta di un disturbo molto comune nei neonati e si risolve con qualche ora di fototerapia, ovvero un trattamento che consiste nell’esporre un neonato ad un’intensa luce blu.
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