Ci sono bambini che si affezionano ad un oggetto, gioco, bambola o peluche dai quali non riescono a dividersi. Questi compagni di viaggio sono conosciuti come oggetti transizionali: sai cosa sono?

Gli oggetti transizionali

oggetti transizionali
Cosa sono gli oggetti transizionali? (foto by Unsplash)

L’oggetto transizionale è un elemento in cui identifica la figura di riferimento, solitamente rappresentata dalla mamma. Di tanti giochi, ce ne sarà uno di cui non potrà mai fare a meno. Questo oggetto, che solitamente è un giocattolo, un peluche o una copertina, gli trasmette una sensazione familiare, di coccola e di sicurezza. Ogni volta che i piccolo ha bisogno di sicurezza, che si tratti di un momento di tristezza, o di nervosismo o di qualsiasi altra situazione anomale, il bambino stringerà a se quest’oggetto. Il bambino riversa su tale oggetto quelle sensazioni più viscerali date dalle emozioni, dai bisogni e dai desideri. Questo lo si può tranquillamente notare dal suo comportamento e da come utilizza tale oggetto. L’oggetto transizionale, difatti, potrà dopo qualche tempo risultare logoro, rovinato, corroso da tutti i gesti, talvolta estremi, che fa il bambino su di esso. Tale elemento, infatti, a seconda del bisogno può trasformarsi in un ciuccio, in un qualcosa da coccolare, da stritolare o mordere.

Qual è la funzione dell’oggetto transizionale?

L’oggetto transizionale, come sosteneva Winnicott, diviene l’elemento centrale attraverso il quale il bambino riesce a trovare la propria sicurezza in un momento di delicata importanza. Infatti, questo elemento è un fedele compagno di crescita del bambino nel momento in cui egli inizia la fase dello sviluppo dell’io e della differenziazione. Questa fase è il momento in cui il bambino prende coscienza di essere un individuo singolo e distaccato dalla mamma. In poche parole, il bambino comprende di non essere un prolungamento della mamma, ma un singolo autonomo ed indipendente. Praticamente, un oggetto transizionale è un sostituto della figura materna, utile per superare il trauma del distacco da questa figura.

Deborah Farinon
In volo sulle ali della mia fantasia! Così mi descrivo sin da quando sono una bambina, perché così è come mi sento: sono curiosa e adoro farmi stupire continuamente da ciò che mi circonda, amo la natura, le sfide, la creatività. Tutto questo mi ha permesso di diventare la persona che oggi sono e fare il lavoro dei miei sogni: l’educatrice! Non si deve mai aver paura di mettersi in gioco!!!