Un brano che tutti i genitori dovrebbero leggere almeno una volta nella vita: “I Figli” di Khalil Gibran, tratto dal suo capolavoro: Il Profeta.
Voglio essere sincera: non conoscevo prima d’ora Khalil Gibran e neanche il suo libro, ed è grazie ad un amico se oggi ho avuto questo piacere, che voglio condividere con voi. Questa poesia è solo una parte del libro “Il Profeta“, composto da 26 saggi e pubblicato a New York nel 1923. In questo libro Gibran parla del bene e del male, del tempo, dell’amicizia, della conoscenza di sé, della sofferenza e, appunto, dei figli.
In questa poesia, Gibran descrive la sua concezione riguardo ai figli, e secondo me si tratta di parole profonde che tutti noi genitori dovremmo leggere almeno una volta nella vita.
Khalil Gibran: “I vostri figli”
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo.
(da: “The Prophet” di Khalil Gibran)
Ma chi era Kahlil Gibran?
Gibran Khalil Gibran (o Khalil con modifica della grafia originaria per adattamento alla pronuncia americana) nasce il 6 gennaio 1883 da una famiglia cristiana maronita a Bsharri, in Libano. E’ stato un poeta, pittore e aforista libanese, poi naturalizzato statunitense.
Il padre di Gibran, esattore delle tasse, fu accusato di appropriazione indebita e la sua proprietà fu sequestrata. Alla ricerca di una vita migliore, la madre di Gibran nel 1895 trasferì la famiglia a Boston, nel Massachusetts, stabilendosi nel quartiere di immigrati del South End. Il giovane Gibran qui entra in contatto con la comunità artistica di Boston. Ragazzo tranquillo e sensibile, dimostra una precoce attitudine artistica.
Inizia a scrivere su giornali e libri in arabo, attirando l’attenzione per le sue poesie in prosa. A 15 anni, Gibran torna nel suo paese d’origine per frequentare una scuola maronita a Beirut, dove mostra interesse per la poesia e fonda una rivista studentesca. Torna a Boston nel 1901 poco dopo la morte di una delle sue sorelle per tubercolosi; l’anno successivo moriranno anche suo fratello e sua madre. Di fatto Gibran vive supportato economicamente da una sorella, sarta di professione, che gli permette di continuare a dedicarsi alla sua arte.
Nel frattempo a Gibran si avvicina a Mary Haskell, direttrice di una scuola progressista che diviene mecenate e collaboratrice letteraria dello scrittore, finanziando la sua iscrizione all’Académie Julian di Parigi, e successivamente il suo trasferimento a New York City nel 1911.
Dopo essersi trasferito a New York City, anche grazie all’aiuto di Mary Haskell, Gibran inizia a scrivere libri in inglese, producendo una raccolta di parabole: The Madman (1918) e The Forerunner (1920) ed infine la sua opera più famosa: The Prophet (Il Profeta – 1923).
The Profet – Il Profeta – Kahlil Gibran
Incentrato sul personaggio di Almustafa, un sant’uomo destinato a tornare a casa dopo 12 anni di esilio, il libro espone questioni di amore, dolore e religione in 26 saggi poetici. Le recensioni dell’opera furono contrastanti, ma The Prophet fece presto esaurire la sua prima edizione e continuò a vendere costantemente, garantendo al suo autore fama e successo fino alla sua morte, avvenuta nel 1931 per cirrosi epatica (Gibran nel frattempo aveva avuto seri problemi con l’alcool).
La popolarità di The Prophet fu subito enorme, ma soprattutto duratura, ben oltre la morte dell’autore (1931). In particolare il libro fu “riscoperto” dal movimento controculturale Americano degli anni ’60, arrivando a vendere oltre 5.000 copie a settimana. Spesso respinto dalla critica durante la sua vita, Gibran alla fine divenne il terzo poeta più venduto di tutti i tempi, dietro William Shakespeare e il filosofo cinese Lao-tzu.
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